mercoledì 23 gennaio 2013

I danni che l'allevamento intensivo causa al nostro pianeta


Quali sono i danni causati al nostro pianeta, dalL'allevamento intensivo di animali destinati all'alimentazione umana? Molti direbbero nessuno, ma in verita la principale causa per cui la terra e messa cosi male, e soprattutto l'enorme consumo di risorse che l'allevamento intensivo consuma. Per non parlare poi del modo in cui questi animali vengono tenuti, cioe un numero di animali altissimo in uno spazio strettissimo, cosa innaturale e soprattutto crudele. Ma tanto la storia e sempre la stessa: l'uomo che si crede Dio onnipotente e pensa di poter trattare gli animali semplicemente come carne da macello senza un minimo di pieta e di sentimento, cosa almeno dovuta visto che viviamo anche grazie a loro,dimenticandosi che siamo in tutto e per tutto anche noi degli animali.
Non dimenticatevi che vivere da vegetariani, o ancora meglio da vegani (ovviamente con cognizione di causa), non crea alcun danno alla nostra salute anzi e molto piu salutare non mangiare la carne che mangiarla, anche per quanto riguarda i bambini piu piccoli. Sicuramente fare una scelta consapevole e smetterla di mangiare tutto cio che possiede occhi (come diceva Paul Mccartney) non risolvera nulla, ma almeno non ci rendera partecipi di tutto questo schifoso sistema, che sta portando il nostro eco sistema sul punto di non ritorno. Leggete quanto scritto qui sotto e poi fatevi in esame di coscienza, io compresa.
Ci sono almeno 7 buoni motivi per considerare dannosa la produzione di carne verso l' ecosistema:

1. Degrado del suolo
Sebbene sia un dato poco stimato, l’allevamento intensivo di animali è in gran parte responsabile dell’erosione del terreno, fenomeno che raggiunge il suo punto massimo di degradazione con la desertificazione dell’ambiente.
La degradazione del suolo può avvenire attraverso un sovrasfruttamento dei pascoli: il bestiame assesta il suolo con gli zoccoli ed estirpa la vegetazione – spesso fino alle radici – che trattiene il terreno, causandone l’erosione. Ma può avvenire anche attraverso l’allevamento intensivo, poichè la coltivazione di mangimi per il bestiame richiede vaste estensioni di terreno coltivabile.

2. Deforestazione
Uno degli esempi più significativi della dannosità della produzione massiva di carne per l’ambiente è fornita dall’attuale situazione della foresta Amazzonica, in cui l’88% del territorio disboscato è stato adibito a pascolo.
Solo il Brasile, secondo i dati forniti dalCIFOR- Centro per la Ricerca Forestale Internazionale e dell’INPE-Istituto per la Ricerca Spaziale del governo brasiliano, in soli 6 anni (tra il 1997 e il 2003) ha visto un aumento del 600% di esportazione di carne bovina, soprattutto verso i paesi europei.

3. Inquinamento chimico
Anche l’inquinamento del suolo e delle acque si può ricondurre all’allevamento intensivo di bestiame e al massiccio sfruttamento del terreno per monocolture destinate a diventare mangimi per animali. Ciò è avvenuto soprattutto negli ultimi 50 anni a causa del frequente ricorso a fertilizzanti chimici, di sintesi e pesticidi. Attenendosi alle statistiche della FAO, il 50% della produzione mondiale di cereali ed il 90% di quella di soia sono destinate al bestiame come mangimi.

Polli in un allevamento intensivo
4. Consumo energetico
La produzione di carne, soprattutto bovina, si basa su un sistema inefficiente:l’economista Frances Moore Lappé (“Diet for a Small Planet”, New York, Ballantine Books, 1982, pp.69-71) ha calcolato che in solo un anno negli USA sono stati prodotti 145 milioni di tonnellate di cereali e soia, dalla cui trasformazione sono stati ricavati solo 21 milioni di tonnellate di carne, latte e uova. La sproporzione tra quantità impiegata e quantità finale ci permette di notare come ben 124 milioni di tonnellate di cibo siano andate sprecate , togliendo la possibilità a milioni di abitanti della Terra di ottenere un pasto completo al giorno.

5. Consumo idrico
Il consumo di acqua per la produzione di cereali e foraggio per uso animale, insieme a quella necessaria all’abbeveraggio degli animali e alla pulizia delle stalle, è uno dei fattori di maggior consumo delle risorse idriche mondialied ha un profondo impatto sull’economia delle risorse del pianeta.
Il dato fornito da Water Footprint, sito web gestito dall’Università di Twente (Paesi Bassi) e dall’UNESCO-IHE Institute for Water Education, fa riflettere: per produrreun solo chilo di carne di manzo sono necessari 16 mila litri di acqua!

la produzione della carne è inquinante
6. Smaltimento delle deiezioni
Un’altra pesante conseguenza degli allevamenti intensivi è la difficoltà di smaltire le deiezioni del bestiame che, invece, in condizioni di allevamento tradizionali, rappresenterebbero una grande risorsa per il mantenimento della fertilità del terreno.
Negli allevamenti intensivi “senza terra”, attualmente i più diffusi nei paesi sviluppati, la quantità di deiezioni prodotte da una sola vacca da latte equivale a quella che produrrebbero 20-40 persone, anche per via dell’“ingrasso” a cui gli animali sono sottoposti. E’ evidente che, in queste proporzioni, gli escrementi non riescono ad essere assimilabili da parte del terreno. Così vanno a creare, laddove vengono smaltiti in modo “libero”, veri e propri disastri ambientali, a causa delle condizioni di insalubrità che diffondono nell’ambiente.

7. Riscaldamento globale e piogge acide
Ancora in riferimento alle deiezioni, si può dire che il bestiame produce direttamente gas-serra come sottoprodotto della digestione; in particolare nel caso dei bovini si tratta di un gas fortemente inquinante come il metano. Alcuni studi hanno rilevato che l’elevato contenuto diammoniaca degli escrementi degli animali allevati possa essere alla base del fenomeno delle piogge acide.

Pertanto, se ci stanno a cuore le risorse del pianeta, risulta fondamentale unariflessione sui propri consumi alimentariper approdare ad una dieta più equilibrata in cui la carne sia limitata o addirittura  vietata. Perché l’attenzione all’ambiente passa anche attraverso il cambiamento del nostro stile di vita consumistico che è davvero poco eco-sostenibile.

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